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Il fumo provoca malattie cardiovascolari
ART.46 L. 29/12/1990 n.428

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Il fumo provoca malattie cardiovascolari
ART.46 L. 29/12/1990 n.428

Ero un fumatore. Un accanito fumatore. 20, 25 al giorno: Chesterfield e Gauloise, preferibilmente.
Oggi, un oggi che dura 8 anni, ho smesso.
Ne sono contento, nessuna invidia, nessun ripensamento, un po’ di nostalgia, quella sì.
Non c’è niente da dire, quando si è giovani, poetastri e letterati, la Gauloise puzzolente in bocca ha un gran fascino.
Non ho smesso per volontà salutista, no, sono un vizioso in potenza, ma per obbligo salutare.
L’asma.
L’asma ed il suo fantasma, nelle sembianze del primario di pneumologia, non perdonano.
Non direi che è stato un sacrificio, un dispiacere piuttosto.
Dispiace che un malore, o malanno, ti obblighi ad abbandonare un piacevole, per quanto disdicevole, vizio.
Questo, e non altro, è il motivo per cui odio gli “exfumatori”.
Sono terribilmente inaciditi, sono persino più accaniti di quando erano fumatori. Blaterano, sentenziano dei danni irreversibili causati dal fumo passivo. Un delirio. Perché tanto malanimo? Solo perché rimpiangono il perduto fumo attivo?
Non mi interessa qui questionare di tossicità o cancerogenità dell’essere (fumatore) passivo o dell’essere attivo, ne mi curo della scelta di smettere o meno di fumare, io l’ho fatto (non potendo in coscienza fare altrimenti) ma non chiedo a nessuno di fare lo stesso.
Però, ed è un PERO’ grande come una casa, sulla follia proibizionista antitabagista sì che mi interessa questionare!
I sostenitori del pericolo “fumo passivo” sostengono che è un loro diritto non aspirare, non venire intossicati.
Come dargli torto.
Sostengono che ovunque ci sia pubblico (locali, ma anche strade) debba essere vietato il tabacco…
Come dargli ragione!
Il loro DIRITTO lede l’altrettanto fondamentale DIRITTO dei fumatori di intossicarsi, e dei locali pubblici (pubblici sicuramente ma anche liberi) di essere intossicati.
Io ammiro, per coraggio e rischio, quei locali che in tempi non sospetti hanno scelto di vietare ai loro clienti di fumare, hanno rischiato soldi, clientela e fascino. L’hanno fatto liberamente e per questo sono stati coraggiosi.
Ma oggi, che il proibizionismo avanza anche sul tabacco, non sopporto l’imposizione “a tutti i locali pubblici” per “salvaguardare la salute dei cittadini”.
C’è bisogno di un’altra imposizione per salvaguardare i non fumatori?
Non capisco.
I salutisti, i preoccupati del fumo passivo, vadano nei locali per non fumatori, evitino i locali fumosi. E’ tanto difficile? Cos’è, non resistono ad evitare il ristorante o il bar dove si fuma, sono forse masochisti?
D’altronde i fumatori, se accaniti e fortemente dipendenti, evitano come la peste i locali “vietato fumare”, e perché i non fumatori non possono fare lo stesso?
In conclusione non è certo alzando i prezzi, costringendo i fumatori a drogarsi di nascosto o minacciandoli di cancro istantaneo che si toglierà il sacrosanto, piacevole e intossicante fascino del tabacco.

Doctor Schultes

 

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