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LA CANAPA La rivalutazione di una pianta dai mille utilizzi di Noceti Francesca
TuttoScienze 01/03/2000

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UNA tradizione agricola millenaria e una grande versatilita' nei possibili usi: sono queste le credenziali della canapa. Coltivata in Cina gia' nel terzo millennio avanti Cristo e poi introdotta in Europa, la canapa ha fornito per anni, anche nelle nostre regioni, materie prime per stoffe, cordami, vele, oli, carta, incenso, medicinali, oltre a essere un'importante fonte alimentare. A partire dagli anni 50-60, pero', la canapa e' andata scomparendo, soppiantata da materiali piu' moderni e infine e' stata bandita in molte parti del mondo perche' "pianta da droga". La canapa (Cannabis sativa L.) contiene infatti tetraidrocannabinolo (THC), una sostanza psicotropa che puo' indurre stati di eccitazione ed euforia accompagnati da amplificazione delle percezioni uditive e visuali. Il THC e' il principio attivo della marijuana e dell'hashish, che si ottengono da Cannabis indica, una sottospecie dei paesi caldi. La canapa coltivata alle nostre latitudini ha un contenuto minimo di THC, ma le varieta' "benigne" e "maligne" sono difficilmente distinguibili. La canapa appartiene alla famiglia delle Cannabinacee, nell'ordine delle Urticali (canapa, ortica, fico, gelso, luppolo): e' una pianta annuale dalla crescita rapida (fino a 10 cm al giorno) e puo' raggiungere i cinque metri di altezza. Ha fiori unisessuali maschili o femminili che crescono su individui separati. Dalla parte fibrosa del fusto (tiglio) si estrae una fibra lunga, resistente e di ottima qualita', che puo' essere tessuta in cordami, sacchi, stuoie, tappeti, stoffe morbide e brillanti per lenzuola, tovaglie e tendaggi. Estratta la fibra, quel che resta del fusto sono la stoppa e una parte legnosa (detta canapolo): da entrambi si ricava una carta bianca e resistente, e dall'intero fusto, pressato, si ottengono pannelli per l'edilizia e la falegnameria. La cellulosa puo' essere polimerizzata per farne materiali plastici biodegradabili. I semi contengono proteine di alto valore nutritivo e un olio ricco di acido linoleico e linolenico (essenziali per l'organismo). L'olio di canapa e' anche un'ottima base per prodotti biodegradabili come detersivi, cosmetici, smalti, vernici e lubrificanti. L'alta resa in massa vegetale fa della canapa un candidato ideale per la produzione di combustibili da biomasse. Anche il famigerato THC e' stato rivalutato e gli sono state riconosciute proprieta' terapeutiche come analgesico, antiemetico e coadiuvante nel trattamento del glaucoma. A questi pregi si unisce la capacita' della pianta di migliorare il terreno: le sue profonde radici aiutano a prevenire la costipazione del suolo ed e' un formidabile diserbante naturale.I fusti e le foglie crescono rapidi e fitti, creando un ombrello che non permette alla luce di raggiungere il terreno, impedendo cosi' la crescita di malerbe. La canapa, infine, e' molto resistente a funghi e parassiti e non richiede trattamenti con pesticidi e disinfestanti. Proprio grazie a queste proprieta', unitamente alla crescente domanda di materiali e alimenti naturali che rispondano alle esigenze di ecosostenibilita' globale, la canapa e' stata recentemente rivalutata. Nell'Unione Europea e' permesso coltivare le varieta' che contengono meno dello 0,3% di THC ed e' allo studio una nuova regolamentazione comunitaria sulla coltivazione della canapa e del lino. Anche in Italia, dove la coltivazione di canapa e' proibita (le nostre leggi, pur facendo riferimento alla sola "canapa indiana", comprendono in pratica nel termine ogni varieta'), il divieto sara' parzialmente rimosso. Proprio da noi, negli ultimi anni, sono stati approvati alcuni esperimenti di reintroduzione della coltura. A livello mondiale sono in corso da anni studi di selezione genetica - attuata con metodi convenzionali - per migliorare la quantita' e la qualita' del contenuto in fibra, per aumentare la resistenza al vento e per diminuire il contenuto di THC. A questo proposito vale la pena notare come si possa rischiare di incorrere in un paradosso: mentre si vuole tentare di reinserire la coltivazione di una pianta socialmente ed ecologicamente utile, l'impiego troppo spinto di tecniche di manipolazione genetica potrebbe invece turbare un delicato equilibrio naturale. L'espressione del THC e' infatti controllata dallo stesso gene che regola la produzione di resina (la resina protegge la pianta dagli stress idrici); la soppressione di quel gene potrebbe indebolire la coltura e renderla piu' vulnerabile agli attacchi dei parassiti: sarebbe allora necessario reintrodurre l'impiego dei pesticidi, vanificando cosi' l'ecosostenibilita'.

Francesca Noceti

 

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