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Come restiamo colpiti, noi uomini, dalla naturalezza con cui alcune ...
Adriano Sofri, Il nodo e il chiodo. Libro della mano sinistra, 1995

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Come restiamo colpiti, noi uomini, dalla naturalezza con cui alcune donne disfano il lavoro, anche quando sono già ben avanti, perché c’è uno sbaglio, o perché sono scontente del disegno, o dell’effetto dei colori… Proviamo, noi maschi, un’avversione profonda, quando la strada si chiude, per il tornare indietro[…]. Andiamo avanti, a costo della rovina.
Adriano Sofri, Il nodo e il chiodo. Libro della mano sinistra, 1995

Adriano Sofri, prima che mani e menti imbecilli lo rinchiudessero a vita nella sua Pisa, scrisse della mano sinistra. Io ero un non più giovane laureando e in Piazza Verdi, fra tossici e melomani, stazionava un capannone di libri usati e deprezzati.
Conoscevo Sofri per militanza politica più che per acume antropologico.
Da allora non prendo mai poco sul serio i suoi scritti, le sue opinioni, mentre diffido dei suoi detrattori come dei suoi acritici esaltatori.
Avevo sempre avuto il dubbio che la questione femminile fosse anche questione maschile. Non ero certo che il femminismo fosse solo la risposta al maschilismo. Ridurre tutto a falli e vagine mi sembrava esageratamente manicheo.
Ogni piccola azione o inazione è frutto di comportamenti innati o appresi, è cultura prim’ancora che genetica. Così le donne tessono e gli uomini allevano, le donne fanno ceramica e gli uomini battono il ferro. Gli uomini quando parlano combattono, le donne tramano.
Tutto questo l’ho scoperto ascoltando le donne parlare, l’ho scoperto vedendo gli uomini lavorare, l’ho scoperto violando i luoghi deputati alle donne.
Fin da bambino stazionavo in cucina mentre mia madre mescolava il cibo cotto al femminile. Io ho assorbito le chiacchiere delle domestiche bevendo il caffè e fumando sigarette MS puzzolenti, alla mattina presto insieme a loro mentre il resto dei giovani maschi dormiva.

Il mondo femminile costringe alla costruzione sociale, costringe all’ascolto.
È una tecnica che non abbiamo, noi maschi. Ascoltiamo preparando il contrattacco, ascoltiamo solo per rispetto imposto, il nostro ascolto è improduttivo.
Notate cosa dicono di se gli uomini e cosa le donne. Notate quanto una donna scopra di voi in dieci minuti e quanto gli uomini non sappiano nulla di una donna dopo mesi.
Ringrazio il mio apprendistato femmineo, giovanile e infantile. Oggi riesco ad essere ascoltato persino da una donna.

A malapena sopporto dover lasciare la cucina quando sono ospite.
Mia zia mi teneva vicino al tavolo mentre preparava le polpette. In cucina si annusano i profumi, si vedono colori, si ascoltano i rumori. È il luogo della percezione alterata per eccellenza.
Ormai sono grande e in cucina stanno i bambini (forse non più) e chi cucina. Gli uomini mi costringono a parlare di politica, di sport, di lavoro ed io invidio le compagne in cucina con il loro sommesso ciarlare, le chiacchiere senza senso (per noi poveri uomini imbecilli).
Ma a volte riesco a scappare (tanto un po’ strambo mi considerano) e mi faccio dare il cambio dalla mia donna (tanto un po’ stramba la considerano) e mi metto in cucina a spettegolare e le parole tornano fluide, i toni sommessi e gli argomenti reali.

Pochi giorni fa due donne parlavano come due uomini, ho messo le cuffie e alzato il volume, ho sperato fosse solo un caso.

Doctor Schultes

 

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