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Ad ogni individuo spettano tutti i diritti e tutte le libertà ...
Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo

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Articolo 2
Ad ogni individuo spettano tutti i diritti e tutte le libertà enunciati nella presente Dichiarazione, senza distinzione alcuna, per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione.
Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo
adottata dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 10 Dicembre 1948

È più di un mese che mi chiedo se il vizio sia un diritto.
Non è una domanda tendenziosa o stupida. Il vizio ha un’accezione negativa, ricorda gente dedita alle più sordide attività: i vizi per l'appunto.
Mi chiedo se sia giusto discriminare qualcuno in base alle proprio abitudini, siano esse le più infami e orribili.
Per i noti motivi, la petizione, ho letto quelle opere d’arte utopica chiamate Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, la Carta dei Diritti del cittadino Europeo e infine, ultima per un motivo, la nostra Costituzione.
Tutte proclamano senza remore, la nostra carta fondamentale in realtà qualche remora ce l’ha, l’Uguaglianza, la Tolleranza.
Sono concetti forti, accettati. Ma da chi, mi chiedo.
È veramente così?
Siamo pronti a morire per difendere il più bieco lettore di riviste sadomaso?
Siamo pronti a tollerare i consumatori di droghe, gli autolesionisti, i pornografi?
Tollerare significa sopportare, non, come falsamente ci spacciano, riconoscere il diverso da noi.
Si sopporta ciò che si ritiene moralmente accettabile.
E se per qualcuno i consumatori di canapa sono da ritenersi dei pericolosi devianti, che diritto hanno di essere tollerati, di non essere relegati ad una cittadinanza controllata (di serie B)? Moralmente possiamo chiedere ad un onesto cittadino proibizionista di difendere dei cittadini che ritiene abbietti?
Eppure noi accettiamo, tutti noi accettiamo, che un assassino venga punito per ciò che ha commesso, riteniamo che debba pagare alla società per il delitto commesso.
Allora dov’è la differenza? Per legge anche consumare canapa è un attività “irregolare”. Quindi come per l’assassino, in proporzione ma con lo stesso criterio, i viziosi consumatori di canapa devono essere puniti, pagare alla società per il loro delitto/vizio.
Trovare una soluzione in quest’intrico di concetti è snervante ma, come ogni buon libertario si deve sempre ricordare, perché ci sia un delitto deve esserci una vittima.
Nel consumare canapa la vittima qual è? Il pusher? Il venditore di cartine? Chi?
L’unica vittima di questo sistema, di questa discriminazione è il delinquente, il vizioso, il consumatore di canapa. È costretto a rivolgersi ad un mercato nero senza regole e carissimo, è sottoposti a vessazioni amministrative, a prigionia, a negare il proprio vizio con amici e parenti (che potrebbero considerarlo un pericoloso depravato delinquente)… ecco chi è la vittima.
Allora vi chiedo: siamo tutti uguali?
Doctor Schultes

 

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