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Canapa indiana coltivata in Lombardia
Gino Pollacci e Mario Gallotti

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Dopo i buoni risultati ottenuti dal prof. B. Longo a Napoli, noi, fin dal 1937, tentammo l’ambientamento di questa pianta in Lombardia ed iniziammo la semina e la coltivazione nell’Orto Botanico di Pavia.



Raccolto il primo prodotto nel settembre dello stesso anno (costituito dalle sommità fiorite femminili), e fattone un estratto etereo, lo sottoponemmo a controllo biologico, che è stato eseguito dalla prof. Piera Marangoni, dell’Istituto di Farmacologia della nostra Università. L’esame fu fatto su diversi conigli e topi e si venne alla soddisfacente conclusione che il prodotto si dimostra attivo.



La soluzione acetonica impiegata per i saggi, era di concentrazione tale che 50 cc di liquido contenevano g 0,1 di estratto etereo di canapa.



Nel primo saggio fu adoperato un coniglio che pesava g 1840 e che aveva la temperatura del corpo di C 36,8. Gli venne iniettato 1 cc di soluzione cosi preparata in una vena dell’orecchio. Subito dopo l’iniezione l’animale orinava molto; 5-10 minuti dopo aveva la tendenza di sdraiarsi sul ventre, con le gambe posteriori larghe e persisteva in quella posizione. Poteva venir stimolato con eccitamenti quali il pizzicore, lo spingere, mediante i quali faceva qualche movimento per poi ritornare nella posizione primitiva. Ai fenomeni ipnotici seguivano quelli catalettici; posizioni anormali; la temperatura del corpo cadeva a 360. Non assaggiava cibo; non reagiva anche schiacciandogli la coda. Aveva dilatazione della pupilla (midriasi), seguita da anastesi acorneale, e l’occhio fisso. Provate la sensibilità della cornea con il capello di eccitamento, si ebbe come risultato che si poteva raggiungere la chiusura della membrana, per riflesso, dopo 19 colpi.



L’esperienza fu ripetuta su un secondo coniglio. Il peso dell’animale era di kg 3, temperatura del corpo 38° C. La concentrazione della soluzione acetonica, questa volta era fatta in modo che 50 cc di acetone contenevano g 0,2 di estratto etereo. I sintomi furono uguali a quelli osservati nel primo coniglio; solo un po’ più marcati, anche con aumento dell’anestesia corneale. Dopo 5 minuti dall’iniezione, per chiudere la membrana occorrevano 100 colpi fatti con capello di eccitamento. In qualunque posizione veniva messo l’animale, la testa permaneva in quella posizione. Dopo mezz’ora la temperatura era scesa a 37° C.



Ad un topo bianco, un po’ selvatico, si iniettò, sotto cute, cc 0,5 di soluzione. La concentrazione era eguale a quella della prima esperienza sul coniglio. Dopo 5 minuti il topo camminava a zig-zag e cadeva due volte dal tavolo su cui era posto; cosa che non si constata nei topi normali. Si è notato impoverimento dei movimenti, anestesia corneale, e, più tardi, sintomi catalettici.



Possiamo quindi concludere, in seguito a queste prove, che l’estratto da noi preparato con la Cannbtis indica, coltivata in Lombardia, si presenta attivo. Incoraggiati da questi risultati si è tentata in quest’anno una coltivazione su scala relativamente grande, seminando con nostri semi, detto vegetale nel Campo Sperimentale che l’Istituto Botanico ha impiantato alla Certosa di Pavia. Nel settembre ultimo raccogliemmo il prodotto che fu abbondante e promettente. Si ottennero circa 2 quintali di cime fonte secche, che stiamo ora sottoponendo a controllo biologico.



Canapa indiana coltivata in Lombardia

Gino Pollacci e Mario Gallotti

Originalmente pubblicato nel Bollettino della Società Italiana di Biologia Sperimentale, vol. 15, pp. 325-325, 1940

 

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