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autocritica (au.to.crì.ti.ca) s.f.. L'esame critico che si conduce all'interno di una ...
Giacomo Devoto- Giancarlo Oli, Il Dizionario della Lingua Italiana, 2000

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autocritica (au.to.crì.ti.ca) s.f.. L'esame critico che si conduce all'interno di una organizzazione politica collettivistica, allo scopo di rilevare e correggere errori o insufficienze.
Giacomo Devoto- Giancarlo Oli, Il Dizionario della Lingua Italiana, 2000

Abbiamo esagerato.
Per anni abbiamo sostenuto che la non proibizione della canapa avrebbe risolto tutti i problemi del mondo: criminalità, deforestazione, inquinamento, pace e guerra, cancro, AIDS, divorzi, aborti...
Ci eravamo sbagliati.
Non solo non è così ma il limite fra antiproibizionismo e proibizionismo è pericolosamente confuso.
Partiamo dai paesi “liberi”. La civilissima Olanda, nonostante tutto, è diventata intollerante, tanto intollerante da uccidere il più intollerante dei suoi concittadini. Direte: è un caso. No è un segnale, così come lo è l’attentato nell’altrettanto civilissima e pacifica Finlandia. Direte ancora, ma è il periodo storico, la congiuntura. Appunto, e io che ho detto.
La nostra breve storia (personalmente non credo che riuscirò a vivere più di un secolo) è costellata di illusioni: la democrazia, l’antiproibizionismo.
Certo è meglio uno stato democratico, magari con qualche attentato, meglio sicuramente uno stato antiproibizionista, magari un po’ intollerante, che vivere come bruti.
Meglio.
L’antiproibizionismo, però, dicevamo avrebbe dovuto renderci tutti più tolleranti, avrebbe dovuto eliminare la criminalità, avrebbe dovuto rendere le nostre città pulite e i nostri campi verdi di canapa.
Avrebbe.
É stato così? Le industrie, bontà loro, come squali si azzuffano sull’affare canapa. Niente di male dico, sono per il libero mercato io, ma l’etica degli antiproibizionisti dov’è finita. Siamo così puri? Non siamo anche noi forse dentro fino al collo in questo buisness?
La ricerca medica ha l’unico scopo di curare i malati, ma le industrie farmaceutiche no, hanno lo scopo, ribadisco sacrosanto, di guadagnare. E se la canapa fosse veramente la panacea, gli antiproibizionisti sarebbero immuni dal guadagno?
I campi verdi di canapa sono recintati e controllati, i sementi prodotti e selezionati per ottenere fibra di ottimo livello.
I laboratori chiusi, i protocolli medici di sperimentazione blindati.
E gli antiproibizionisti che destino avranno in tutto questo?
Per anni hanno combattuto contro i mulini a vento. Certo dicevano la canapa è meglio del nylon... ma Armani non ascoltava. Oggi però Armani ascolta, e pianta decine d’ettari nel Ferrarese; dicevano la canapa riduce il dolore... ma i medici preferivano l’eroina. Oggi gli ospedali sperimentano la canapa.
Anni di gavetta ci hanno fatto furbi, oggi nessuna seria organizzazione antiproibizionista mondiale si muove senza avvocati. Oggi nessuno parla senza cognizione di causa... e come ogni brava e buona lobby politico industriale che si rispetti scenderà a compromessi.
Qual è il compromesso?
Legalizzare la canapa (finalmente anche i comuni mortali inizieranno a capire che legalizzare è sinonimo dolce di proibire), per usi medici e industriali.
Poi si dovrà aspettare.

Cari consumatori questa è la legge: per ottenere la liberalizzazione dell’uso della canapa dovrete passare per un’altra più dolce proibizione: la legalizzazione.

Armatevi di pazienza.

Doctor Schultes

 

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